Riapre
la stagione dei concerti al Traffic, e riapre con una grandiosa
serata a base di metal nostrano. Si alterneranno sul palco due
generazioni di metallari romani, dai (musicalmente parlando) più
giovani Veins, passando per i Dharma Storm, che ormai sono di casa al
Traffic, gli Hellucination ed infine i T.I.R., band storica del
panorama metal romano.
Ma
andiamo con ordine: ad aprire le danze sono i Veins ,giovane band
death metal nata nel 2014, dalle menti di Riccardo Piazza,
batterista, e Francesco De Canio, voce e chitarra. Una band giovane,
che vede le sue origini a Ostia, nella periferia marina della
capitale, ma che già ha ruggito con voce forte in questa prima loro
apparizione sul palco del Traffic. I ragazzi, che sono all’opera
per la realizzazione del loro primo disco, hanno espresso ottimo
potenziale, tanta grinta, ma al contempo grande precisione. Il loro
metal è pressoché incentrato sul death, con poche varianti di
genere, anche se ogni tanto si lasciano andare a dei cori che sanno
più di power. Insomma, che dire? Si vede che i ragazzi ci sanno fare
e che sanno suonare. E’ bello vedere una band metal nata nella
periferia, in particolare ad Ostia e non rinomata nella scena
metal arrivare al Traffic.Tanti complimenti ai Veins, che hanno
rotto il ghiaccio in una serata poco popolata, ma che hanno saputo
farsi apprezzare. Salgono sul palco nel silenzio e scendono tra gli
applausi del pubblico, lasciando il posto ad un’altra band nata
nella periferia, i
Dharma Storm.
Dharma Storm.
I
5 di Ladispoli ormai sono di casa al Traffic. Dopo una pausa di tre
mesi, i ritardi della pubblicazione del loro disco, dopo il release
party di Not an Abyss Prey e del video di Blackout, i Dharma Storm
tornano sul palco con la loro solita verve. Che c’è da dire su di
loro? poco: hanno infiammato la serata. I pochi tra il pubblico hanno
seguito Marco nei cori, hanno ballato e si sono esaltati, mentre la
band teneva il palco alla perfezione, come sa fare. Purtroppo i
ritardi discografici hanno rallentato la band, che però non si è
lasciata abbattere, ed è tornata sulla scena con la stessa potenza e
genuina voglia di stupire di sempre. Una maturazione musicale
sicuramente ha reso i ragazzi in grado di scrivere materiale ancor
più pregiato di Not an Abyss Prey, per cui aspetto con ansia grandi
novità.
Ecco il momento degli Hellucination.
Anche loro, come i Veins, sono esponenti del death metal, tuttavia, a differenza dei primi, vedono più presenti le voci gutturali, soprattutto in growl. Di recente pubblicazione (Katabasis, 2015), hanno portato del buon materiale, frutto di sei anni di carriera. Davvero molto bravi e preparati tecnicamente. Purtroppo però il loro sound non si distacca troppo da realtà death già note nel panorama romano. E’ vero anche che le loro doti permetteranno alla band di maturare diversamente rispetto agli altri, per ottenere un sound unico e variare tra i generi ancor più di quanto già fanno.
Ecco
che, infine, fanno il loro ingresso i T.I.R., band nata nel 1980 e,
ad eccezione di un breve periodo, ancora in attività, anche se la
loro unica pubblicazione risale al 2011. Il loro è un sound tipico,
anacronistico, segno della loro longevità. I T.I.R. non hanno
bisogno di presentazioni perchè sono un emblema del metal romano.
La
band si presenta nei tipici abiti anni ‘80: pantaloni in pelle o
coperti da strass, converse e accessori sgargianti. Ma ecco che si
torna alle origini del metal, dopo il death dei Veins, il symphonic
cupo e “piratesco” dei Dharma Storm, e di nuovo il death, ancora
più estremo, degli Hellucination. Questi signori, anche se non sono
mai riusciti a sfondare, hanno ancora da insegnare tanto alle nuove
generazioni, soprattutto la modestia e l’amore verso il metal e la
musica.
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