lunedì 30 maggio 2016

STAGE OF REALITY - WHISPERZ


QUANDO: 3/6/2016

DOVE: 
Let it Beer (mappa)

BILL: Stage of Reality ,Whisperz  

sabato 28 maggio 2016

REVERBER - AETERNUM - TOTAL ECLIPSE


QUANDO: 1/6/2016

DOVE: 
Let it Beer (mappa)

BILL: Reverber - Aeternum - Total Eclipse

BROTHEL OF SOUND FEST VOL II


QUANDO: Dal 1/6/2016 al 3/6/2016

DOVE: 
Traffic live club (mappa)

BILL:Endamaged - Madison Pro - Dharma Storm - MazeBrain - The Ace of Winchester - Irradia - Total Blackened Sky - Abscendent - Dyrnwyn - Insanehead - Hellisium

mercoledì 18 maggio 2016

Amraam - Taken - Recensione

Artista: Amraam
Disco: Taken
Genere: Thrash
Durata: 15'
Tracce: 4
Anno: 2016 

Etichetta: nessuna


Voto: 6

Recensionea cura di: A. Hunt



Taken è aperto dalla voce di Liam Nieson, tratta dall’omonimo film (uscito in italia con il titolo “io vi troverò”). Con questo EP, gli Amraam presentano un thrash decisamente nerboruto e non troppo classico, mediamente ricco in fatto di variazioni, pur rimanendo nei confini del genere, con strutture abbastanza lineari, senza risultare insipide. Nel complesso, il lavoro si presenta potente e piacevole rispetto alla durata, anche se non particolarmente entusiasmante (almeno per chi non è uno sfegatato estimatore del thrash).
Le chitarre di Sandro e Fabio sono ben congegnate, in fatto di stile e coerenza, tanto nei momenti  più tirati e nei double tempo, quanto nei breakdown. Molto interessante il modo in cui vengono utilizzati alcuni fraseggi, quasi a guidare l’ascoltatore in cambi tempo più fruibili, come in “Escape or Die”. Il basso di Pèrt e la batteria di Daniele, a mio avviso, sono il punto di forza di questo EP. Profondi e precisi, si sposano benissimo sia fra loro, sia con le chitarre e le linee vocali. Anche nei momenti in cui i due strumenti prendono strade diverse, nessuno dei due perde la “botta” e la profondità iniziali. Non particolarmente entusiasmante, invece, la sezione vocale. Tutto il disco è caratterizzato -salvo alcuni momenti- da un cantato cadenzato e scandito in maniera un po' troppo ripetitiva e con pochissime variazioni tonali, seppure molto maschio e rabbioso. La pronuncia dell’inglese sarebbe da rivedere in toto. Bene invece l’intonazione, che non viene mai meno durante tutta la durata dell’EP, neanche nei momenti in cui la voce è più "grattata" del solito.
Una particolare nota di pregio, va alla scelta ed alla realizzazione dell'artwork, semplice ed essenziale ma allo stesso tempo d'impatto. 


In conclusione,  questo EP è piacevole ma un po’ troppo granitico.Gli Amraam dimostrano sicuramente di saper fare e di amare il genere ma, a mio avviso, manca in questo lavoro quel “quid” che faccia decollare l'attenzione dell'ascoltatore . Parliamo comunque di un EP, quindi staremo a vedere se i quattro thrashers, riusciranno a mantenere le “promesse” fatte in apertura, attraverso la citazione dal film.
Sicruamente, la rabbia la potenza e la tecnica espresse in questo EP, rimangono un dato di fatto, un punto segnato in maniera più che evidente, una base più che solida, dalla quale partire per fare un ottimo lavoro.


Traccia più interessante: Taken

Sample track - The Groove

Tracklist
01 - Taken 
02 - Rise
03 - Escape or Die
04 - The Groove

domenica 15 maggio 2016

Live Report del 7/5/2016 - Sailing to Nowhere + Irradia - Chinaski


Locale:     Chinaski
Indirizzo:  Via Pan 18 Roma

Data: 07/05/16

Band







Report a cura di: A.Hunt

Una bella serata, sotto il segno del divertimento e della buona musica, quella che si è svolta al Chinaski di via Pan. Il piccolo locale capitolino riparte alla grande, con una serata ben congegnata e sicuramente molto coinvolgente. Unico neo, a funestare l'evento, la mancanza d'illuminazione per tutta la via e nel ballatoio superiore dello stabile, che da accesso al locale. D'altra parte, si sa, la gestione delle infrastrutture capitoline, in questi anni lascia molto a desiderare, soprattutto per quanto concerne la periferia. Piccoli inconvenienti a parte, la serata è stata davvero molto piacevole e sicuramente di una riuscita inaspettata.

Aprono la serata nel migliore dei modi. Musica nel complesso davvero molto piacevole e variegata (cosa rara per la scena Romana). Gli Irradia sono un muro di suono che ti  arriva in faccia all'improvviso.Già dal primo brano, la band capitanata da un incontenibile Ivo Di Marco alla chitarra, sfodera potenza, melodia ed agilità nei passaggi stilistici. I suoni sembrano un po' taglienti da principio, ma già dopo il primo stacco melodico, se ne intuisce il motivo. Gli Irradia sono una band giovane, di recente formazione, con alle spalle un cambio di lineup alla voce ed al basso, fresco di due settimane. Proprio questa velocità nel trovare la propria strada, mi ha lasciato di stucco. Bruno Falconi, alla voce, riesce a passare con semplicità da uno stile all'altro, alternando Scream e voce pulita, in maniera abbastanza piacevole e sicuramente mai noiosa. Perde un po' sull'uso del microfono. Il nuovo bassista, Mattia Ceccarelli, è preciso e ben inserito nel gruppo. Nascosta dietro all'apparente timidezza, si cela un'ottima padronanza dello strumento. Luca Buonfiglio, alla batteria, guida la band con sicurezza e potenza, senza trascurare la precisione.
Insolitamente, è il chitarrista, Ivo Di Marco a presentare i pezzi. E' sicuramente il trascinatore del gruppo e quello che interagisce di più con il pubblico. E' proprio questa insolita dicotomia Ivo-Bruno, uno dei punti di forza della band, oltre all'evidente mole di lavoro svolto fra le quattro mura della sala prove. Visivamente un po' scollati ma sicuramente coerenti nel suono e nell'esecuzione, gli Irradia hanno montato uno show molto piacevole, soprattutto verso la fine, quando fa la sua comparsa Alessia della Valle alla voce, quasi all'improvviso ma senza risultare un teatrino improvvisato. L'impressione di chi scrive, sembra essere stata ampiamente condivisa dal pubblico, che pian piano, richiamato dalla musica degli Irradia, confluisce all'interno del piccolo locale romano. Il penultimo pezzo, strumentale, viene dunque eseguito in una sala ormai gremita di spettatori, che non mancano di mostrare il proprio apprezzamento per questa band che sembra avere davvero tanto da raccontare. Potente e precisa anche la chiusura, per uno show sicuramente perfettibile - cosa non lo è del resto? - ma comunque ben preparato e molto divertente. Vi consiglio caldamente di tenerli d'occhio.

Line up:
Bruno Falconi: Voce
Ivo Di Marco: Chitarra
Mattia Ceccarelli: Basso
Luca Buonfiglio: Batteria

Guests:
Alessia della Valle: voce

Setlist:
Missing meaning
Ending Days
Never been wronger
Going away
Victim
Right Now
Dimmi se ti basta
Blood Signs
Qualche piccolo inconveniente tecnico prima dello show, non impedisce ai nostri di regalare al pubblico una performance energica e molto divertente. Risolti i problemi di cavetteria, i Sailing to Nowhere partono a cannone con l'aggiunta di un chitarrista nella lineup ed una special guest alla voce femminile. Inizialmente penalizzati da alcune imprecisioni del fonico, tirano dritto come se nulla fosse, mostrandosi uniti e compatti, come di consueto. Corretto il tiro al mixer sul secondo pezzo, anche dal punto di vista acustico, la serata prende una piega nettamente migliore. I "marinai", non si risparmiano su nulla, guidati dai colpi di Giovanni Noè alla batteria, che scandisce il ritmo di voga come avesse il Mjolnir fra le mani, anzichè due semplici bacchette. Anche il resto della ciurma non è da meno. Il basso di Carlo Cruciani è sempre preciso e composto, così come la tastiera di Valentina de Iuliis, che non risente affatto della chitarra aggiunta. Andrea Lanzillo, alla chitarra, sembra aver trovato un'ottima sintonia con Emiliano Tessitore, entrato a far parte della band da pochissimo eppure già in carreggiata. Sembra suonino assieme da una vita. La sezione canora, con alla voce maschile un attivissimo Marco Palazzi e la guest Alessandra Filippi, non delude le aspettative del pubblico che, in buona parte, conosce i brani della band e non si risparmia di cantarli, soprattutto quando viene presentata una cover di Bard's Song (Blind Guardian), praticamente a cappella. Siamo alla metà dello show, eppure lo spettacolo non perde energia. Con questo live, i Sailing to Nowhere, colgono l'occasione per dare un assaggio del prossimo disco, con "Fight for your dreams". Piazzarla nel mezzo della setlist si è rivelata evidentemente un'ottima scelta, dato l'impatto con cui si apre il pezzo e l'energia che mantiene per tutta la sua durata. Bella anche l'idea di tagliare nettamente in due lo spettacolo, inserendo immediatamente dopo "Strange dimension", ballad dal sapore malinconico e comunque molto accattivante. Su questo pezzo, i marinai, possono vantare la collaborazione con David Folchitto, al quale, per l'esecuzione del brano, Noè cede il posto dietro le pelli. Il brano inciso, vanta anche la collaborazione di Leonardo Porcheddu, alla chitarra - altro nome di rilievo nella scena italiana - egregiamente sostituito da Lanzillo e Tessitore che proprio sul brano più melodico, dimostrano di aver trovato l'alchimia perfetta. E' solo la calma che precede la tempesta. Si torna all'head banging che ci accompagna fino alla fine della performance, assieme all'incessante interazione con il pubblico ed annesso lancio d'acqua dal palco, data la temperatura raggiunta all'interno del locale. Tanta è l'energia trasmessa, che il pubblico richiede il bis a gran voce, alla fine della performance. I Sailing, non mancano di accontentare i loro spettatori e tornano ad eseguire l'omonima "Sailing to Nowhere". Nonostante i problemi alla testata, che costringono Lanzillo a lasciare il palco, il brano mantiene tutta la sua energia.La band dimostra ancora una volta di saper tirare dritto nonostante le difficoltà. Il "Veliero", come amano definirlo loro, ha ancora molte miglia da percorrere davanti a se, e sembra proprio che i Sailing to Nowhere, vogliano farlo viaggiando a molti nodi.

Personalmente, l'ho trovato uno degli show più divertenti e coinvolgenti ai quali io abbia assistito dall'inizio di questo funesto 2016 e consiglio a chiunque ami il metal più melodico, di non perdersi i prossimi.

Line up:
Marco Palazzi – Voce
Andrea Lanzillo – Chitarra
Emiliano Tessitore – Chitarra
Valentina de Iuliis - Tastiere
Carlo Cruciani – Basso
Giovanni Noè – Batteria

Guests:
Alessandra Filippi - Voce
David Folchitto - Batteria

Setlist:
No dreams
Big Fire
Fallen Angel
Lovers on planet earth
Fight for your dreams
Strange dimension
Sweet rain
Left Outside alone
Sailing to nowhere
You won't dare

mercoledì 4 maggio 2016

Livereport del 15/04/16

Locale: Traffic Live Club
Data: 15/04/16
Band

Dharma Storm
Whisperz
Galderia
Secret Sphere




Report a cura di: Claudio Causio
Foto a cura di: Gv. Photography
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Dopo il rendez-vous del death metal underground romano, il Traffic deve resistere nuovamente sotto i colpi del power, che ormai a Via Prenestina è di casa. Brothel of Sound e Rock On, per la prima volta insieme, portano sul noto palco romano i celebri Secret Sphere, che fanno da headliners per un concerto che forse di headliners non dovrebbe averne. Aprono la serata i Dharma Storm, non nuovi al Traffic, e reduci dal release party di “Not An Abyss Prey”, loro primo disco, seguono gli Whisperz, altro nome emblema della scena romana, i Galderia, scesi dalle terre transalpine, accompagnati per l'occasione alla batteria da Andrea Gianangeli (DragonhammeR) e che, infine, lasciano il palco ai suddetti Secret Sphere di mister Luppi. Si prospetta dunque un evento niente male, e così sarà, seppur ostacolato da situazioni avverse.

Nonostante una mezz'oretta di ritardo, il concerto può iniziare. La band di Ladispoli, pupillo della Brothel of Sound di Andrea Lanzillo e Giovanni Noè, presenta una scaletta inedita. I cinque infatti tralasciano il solito intro, scendendo in campo tutti insieme con una potente Emerged. Già da subito, come loro solito, si presentano non come una band emergente, hanno già familiarità con il palco e con il pubblico, che ormai ha imparato a conoscerli. Molti infatti sono i volti noti ai Dharma Storm, tra cui musicisti del calibro di David Folchitto e i suddetti Andrea Lanzillo e Giovanni Noè, che sono soliti assistere ai loro spettacoli e che sono presenti anche stasera. Emerged lascia spazio a The Possesed One, altro potente pezzo di Not An Abyss Prey, dopodiché Brandy imbraccia la sua chitarra per il terzo brano, una sorta di inedito: un medley strumentale, chiamato per l'occasione Brandyland, che culmina in quella che potrebbe essere l'inno della band, Immortal Crew. Infine, Blackout, il loro pezzo più celebre, per cui i cinque di Ladispoli hanno anche registrato un video, chiude il loro concerto.
Da elogiare la prestazione di ognuno: Nicholas alla batteria è un punto fermo, Gianluca, al basso, magistrale in fase di ritmica e melodia, tanto che un improvviso imprevisto che coglie la chitarra non viene neanche percepito, Daniele Castagna, alla chitarra, nonostante il suddetto imprevisto, dimostra grandi e indubbie capacità, e Dario La Montagna, alla tastiera, non ha neanche bisogno di presentazioni. Il tutto confluisce in un mix perfetto tra il classico heavy metal, di cui la voce di Marco è l'emblema più significativo, e il sinfonico, di cui Dario “Bois” si fa portavoce esemplare.
I Dharma Storm sono indubbiamente una band dalle grandi potenzialità, una band per cui mi è difficile essere imparziale, tanto li rispetto e tanto li vedo come il futuro per il nostro metal. E se davvero lo fossero, non potrei immaginarne uno più roseo. Però la loro professionalità spesso ha lasciato spazio ad un'eccessiva rilassatezza, dovuta sicuramente al fatto di giocare in casa. Ciò non toglie però che ogni esibizione dei Dharma Storm, soprattutto ora che sono reduci dal tour in Germania, è un'esplosione di energia e di grandi capacità, sfruttate al meglio da ognuno in fase di composizione e realizzazione. I Dharma Storm sono una grande realtà della scena metal romana ed italiana, su cui bisogna lavorare, per far sì che non restino solo una grande promessa, ma anche una solida certezza.

Line up:
Marco “Brandy” De Angeli – Voce/chitarra
Daniele “Harry” Castagna -  Chitarra
Gianluca “Pierce” Lancianese – Basso/seconda voce
Nicholas “Mingo” Terribili – Batteria

Setlist:
Emerged
The Possesed One
Brandyland
Blackout

Rapido cambio-palco: ora tocca agli Whisperz, ancor più nota realtà della scena romana metal. Si sente la carriera più che decennale del gruppo romano, sicuro di sé nel calcare il palco del Traffic.
Flavio Falsone, vocalist della band, non si lascia fermare da un leggero mal di gola e mette in pratica tutte le sue qualità in fatto di voce e frontman. Il pubblico, che già conosce gli Whisperz, si esalta sulle note dei primi due pezzi, The Cage e Malicious Intent. A questo punto, Flavio presenta Diego, il nuovo batterista, dopodiché annuncia l'esecuzione di un brano inedito, che sarà presente nel secondo disco (seguito dell'omonimo “Whisperz”, 2014), Underdog's Revenge, e che già dal titolo si presenta come un grido da parte dell'underground, forse da parte degli Whisperz stessi, che meriterebbero una florida carriera, date le loro qualità. Seguono Dusty Roads, poco eseguita nei live dai cinque romani, e la potente Innocent Fury, che fa parte del repertorio del gruppo già da tempo ma che sarà presente solo nel secondo disco. Chiudono Mr. Nothing e Bloody Eyes, tra i brani più celebri della band.
Che dire: gli Whisperz non hanno bisogno di presentazioni, il loro nome in eventi come questi è una certezza, sono tra i portavoce del metal underground romano, con i loro riff insieme semplici e complessi, mai scontati, e con la loro energia tipica di cinque ragazzi che hanno voglia di fare, e nel loro caso, di fare bene. Heavy e un pizzico di prog, in un repertorio dimostrazione di grandi qualità compositive, dalle sfaccettature più hard a quelle più soft. Insomma, quando senti gli Whisperz per la prima volta, non devi aspettarti nulla, perché sono sempre pronti a sorprenderti.
Foto di rito degli Whisperz e per loro su le corna di tutto il Traffic. Ovazione più che meritata.

Line up:
Flavio Falsone – Voce
Massimiliano Maggi – Chitarra
Leonardo Olasio – Chitarra
Marco Di Ianni – Basso
Diego Degli Abbati – Batteria

Setlist:
The Cage
Malicious Intent
Underdog's Revenge
Dusty Roads
Innocent Fury
Mr. Nothing
Bloody Eyes

Dai porti di Marsiglia, oltre le Alpi, giunge a Roma il power metal più puro dei Galderia, un power metal di chiara ispirazione tedesca, sulla scia di Gamma Ray e Freedom Call, a tema “Universo”, in particolare le Terre di Galderia, da cui si dicono derivare. Quasi sconosciuti agli occhi del pubblico della capitale, già da subito convincono con i loro cori potenti che coinvolgono gran parte del locale, al punto da far cantare anche chi non conoscesse i Galderia. I ragazzi di Marsiglia si presentano in una formazione inedita: ad impugnare le bacchette sarà il romano Andrea Gianangeli, già batterista dei DragonhammeR, il che rende la serata ancor più interessante ed affascinante.
I Galderia partono forte con The Universality, title track del loro ultimo disco, e proseguono a guisa di cori da stadio verso Sundancers e Beyond The Cosmic Winds, una delle hit del loro ultimo album di inediti, The Universality, appunto. Segue una piccola pausa per annunciare il pezzo seguente, un inno per tutti coloro che non smettono di sognare: One Million Dreams. Rise, Legions of Free Men è il brano seguente, tratto dall'omonimo album, durante il quale Seb riscontra un problema con l'amplificatore della sua chitarra. Al termine dell'esecuzione del brano, una serie di addetti e musicisti (tra cui Aldo Lonobile dei Secret Sphere e Harry dei Dharma Storm), sale sul palco per tentare di risolvere il problema, quindi l'esibizione verrà interrotta per qualche minuto. Ma Andrea Gianangeli non vuol sentir parlare di “esibizione interrotta” e certo, da buon anfitrione, non vuol far fare brutta figura agli ospiti francesi. Impugna così le sue bacchette marcate DragonhammeR e si prodiga in un lungo assolo di batteria che esalta tutta la folla del Traffic. I Galderia però decidono di suonare almeno un ultimo pezzo, per salutare Roma in grande stile: è il turno di Far Space, i cui cori fanno cantare tutto il pubblico, un pubblico che chiede un bis ma Seb risponde chiaramente, scusandosi, di non aver più pezzi in repertorio eseguibili con una sola chitarra e che, quindi, verrà annullata Land of Galderia, prevista invece dalla scaletta affissa sul palco. Un applauso accompagna i quattro fuori dallo stage.
Il loro metal “universale”, il loro power tedesco dagli accenti francesi è la loro rivisitazione dei Gamma Ray e dei Freedom Call, il cui paradigma è certamente il coro coinvolgente e unificante. Il tutto è stato molto apprezzato dal pubblico capitolino che, a mio avviso, tornerebbe a vedere i Galderia in un ipotetico ritorno nella penisola.

Line up:
Seb – Voce/chitarra
Bob – Basso/voce
Tom – Chitarra
Andrea Gianangeli – Batteria

Setlist:
The Universality
Sundancers
Beyond The Cosmic Winds
One Million Dreams
Rise, Legions Of Free Men
(Drums Solo)
Far Space

è il momento degli headliners, i Secret Sphere, avanguardia del power e del prog metal italiano. La loro scaletta vedere predominare brani estratti dal loro ultimo disco di inediti, il primo con Michele Luppi alla voce, Portrait of a Dying Heart, ma non mancano pezzi dai dischi precedenti, soprattutto da A Time Never Come (recentemente ri-registrato con Luppi alla voce). La band di Alessandria sale sul palco con un nuovo batterista, Marco Lazzarini, ed esegue subito X, una potente e degna presentazione, per proseguire poi con Healing, più cupa della precedente, ma certo per nulla inferiore in quanto a potenza, che lascia infine spazio a The Fall. A Questo punto, segue una delle più recenti hit del gruppo piemontese, Union, melodica ed emozionante, sotto le cui note il pubblico canta in coro. Un minuto di pausa, più che altro per presentare il pezzo successivo che, come gli altri, è tratto dall'ultimo disco, Portrait of a Dying Heart: si tratta di Wish & Steadiness, un potente pezzo squisitamente power, con cui Michele coglie l'occasione per presentare Aldo Lonobile, autore del brano, che ha recentemente calcato questo stesso palco come special guest per nientemeno che gli Elvenking. È poi il momento del singolo Lie To Me: Michele cede, per i primi secondi del brano, il microfono ad un ragazzo nel pubblico, permettendogli un bellissimo duetto con il tastierista Gabriele Ciaccia. Un pubblico già molto coinvolto, anche e soprattutto dalla leadership e dalla presenza sul palco di Michele Luppi, accompagna i Secret Sphere nell'esecuzione di questo pezzo già di per sé bellissimo, reso ancor più gradevole proprio dalla risposta data dall'uditorio e dall'applauso che accompagna il termine della canzone. Ma bando alle chiacchiere: i ragazzi non si prendono un attimo di pausa e proseguono con un'escalation di brani tra i più “vecchi”, quali Scars That You Can't See, che Michele dedica a tutti coloro che stanno inevitabilmente invecchiando, Legend e Under The Flag of Mary Read, che culminano nella romantica ballad (tratta però da Portrait of a Dying Heart), Eternity. In chiusura vengono eseguite le hit Mr. Sin (dedicata ad un non meglio identificato Silvio) e Lady Of Silence. Il pubblico vuole un bis, e certamente i Secret Sphere non vogliono deluderlo: Detroit Rock City, cover dei Kiss, per l'occasione rinominata Roma Rock City, viene scelta per salutare la capitale, che tanto calorosamente ha accolto i re del power/prog italiano. Una capitale che non è stanca e chiede, pretende un altro brano. È allora Michele Luppi che prende in mano la situazione e quasi obbliga i compagni e suonare nuovamente Lie To Me, cantata però per la prima parte da Gabriele Ciaccia, mentre Luppi va alle tastiere, ruolo che ricopre con i Whitesnake. I Secret Sphere vengono salutati con una grande ovazione, più che meritata.
Che dire? Qualsiasi aggettivo sarebbe inappropriato davanti alle doti di cui questi ragazzi dispongono e che, certo, sfruttano al meglio. Luppi è tra i migliori vocalist italiani e Lonobile non è da meno tra i chitarristi. Marco Lazzarini, ad una delle sue prime esibizioni con la sua nuova band, nel giorno del suo compleanno, ha portato sul palco di Roma una prestazione e una potenza alle pelli difficilmente rintracciabile in altri batteristi, mentre Gabriele Ciaccia (tastiere), Marco Pastorino (chitarra e seconda voce) e Andrea Buratto (basso) sono semplicemente magistrali. Si vede, inutile dirlo, che il palco è casa loro. Forse sono poche le parole che spenderò per questi ragazzi, ma, si sa, spesso un concetto può essere espresso anche in poche righe. In questo caso le parole più adatte a loro sono solo due: Secret Sphere. Perchè il loro nome basta per rievocare le loro qualità e quello che hanno significato per il panorama metal del nostro paese. Unici nel loro genere, sono un mix perfetto di power e prog, catalizzato da qualche anno dalla voce limpida e perfetta di Luppi, ma che si era consolidato già sulle doti musicali in composizione ed esecuzione, in una discografia di alto livello, già prima dell'arrivo del nuovo cantante.
I Secret Sphere hanno coronato una serata perfetta, nonostante i piccoli inconvenienti, dopo la quale si può tornare a casa più che soddisfatti.

Line up:
Michele Luppi – Voce
Aldo Lonobile – Chitarra
Andrea Buratto – Basso
Marco Pastorino – Chitarra/seconda voce
Gabriele Ciaccia – Tastiera
Marco Lazzarini – Batteria

Setlist:
X
Healing
The Fall
Union
Wish & Steadiness
Lie To Me
Scars That You Can't See
Legend
Under The Flag of Mary Read
Eternity
Mr. Sin
Lady of Silence
Detroit Rock City (Kiss Cover)
Lie To Me (encore)