mercoledì 22 giugno 2016

IRON MAIDEN - 24 LUG


QUANDO:
DOM 24 LUG 2016
APERTURA 12:00
DOVE:
Ippodromo Capannelle (mappa)
BILL:
Iron Maiden
Bullet for my Valentine
Anthrax
Saxson
Sabaton
The Raven Age
The Wild Lies
A Perfect Day
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giovedì 9 giugno 2016

SAILING TO NOWHERE - 23 GIU


QUANDO:
GIO 23 GIU 2016
APERTURA 21:00
DOVE:
New Rockness (mappa)
BILL:
Sailing to Nowhere
Lady Reaper
Luna di traverso
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martedì 7 giugno 2016

Livereport del 06/05/16

Locale: Jailbreak
Data: 06/05/16

Band:
Eden

Noise From Nowhere
Mr. Riot
Hell In The Club



Report a cura di: Claudio Causio
Foto a cura di: Gv. Photography
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Il Jailbreak ospita una grande serata di Rock 'n' Roll, tra band del territorio romano e band che, per l'occasione, giocano fuori casa. Eden e Noise From Nowhere sono i due gruppi che terranno alto lo stendardo del rock della capitale, mentre Mr. Riot e Hell In The Club, headliner del concerto, porteranno il sound del nord Italia nel locale di via Tiburtina.



EDEN:

I cinque romani aprono la serata. Anagraficamente parlando, i più anziani, ma dal punto di vista discografico forse i più giovani. Freschi di pubblicazione del loro primo disco, omonimo, gli Eden portano una scaletta, seppur breve, decisamente intensa, incisiva e diretta. Il loro è un rock d'annata, con spunti di ogni genere, che permette loro di non stanziarsi sugli stereotipi degli anni '60-'70-'80 (ai quali chiaramente si ispirano): in particolare mi verrebbe da dire che la voce di Patrizio Izzo sia di scuola Kiske, uno dei massimi esponenti del power metal tedesco, mentre invece lo stile, la tecnica e la presenza scenica di Stefano Mastrangeli si possano identificare in un mix “pinkfloydiano” tra Roger Waters e David Gilmour. Ne scaturisce una miscela ben amalgamata, capace di coinvolgere appassionati di ogni genere. Meriti importanti anche alle tastiere di Paolo Castellani, che riescono a dare quell'atmosfera che fa da collante tra tutti i generi toccati, al basso sempre ordinato di Giordano Latini, simil-John Deacon dei Queen, impegnato, preciso e schietto, e alla batteria di Alessandro Iovannitti, straordinariamente scatenato, capace di far sentire le sue urla anche senza ausilio di microfono. Insomma, gli Eden, che potrebbero sembrare dei “vecchietti”, affianco ai più giovani Noise From Nowhere, non sfigurano sicuramente: il loro è un sound fresco, in parte sì, già sentito, ma in grado di crescere ancora, perchè chiare sono le doti musicali degli Eden, e soprattutto chiara è la loro voglia di suonare, il piacere di suonare. E questa è sicuramente una delle migliori qualità per chi vuole crescere. Gli Eden sono sulla strada giusta.



Line up:

Patrizio Izzo – Voce

Stefano Mastrangeli – Chitarra/cori

Paolo Castellani – Tastiera/cori

Giordano Latini – Basso/cori

Alessandro Iovannitti – Batteria/cori



setlist:

Intro

Dreamin'

Fear Has Gone

My Time

A Change In Life

Into The Night




I Noise From Nowhere alzano ancor più l'asticella: i quattro romani portano la loro inconfondibile grinta sul palco del Jailbreak, percepibile sin dal loro ingresso sul palco. Sim Reda, voce e chitarra, corre, si sbraccia, grida, il pubblico risponde, un pubblico che vede la presenza in massa dei fan dei Noise, canta a squarciagola e si diverte, come anche fanno i quattro ragazzi sul palco. La scaletta vede pezzi tratti dal loro EP “The Right Chance” (2012) ma anche brani del loro forthcoming primo album, “This World So Sick”, oltre a una piccola sorpresa, una loro versione di Learn To Fly, celebre singolo dei Foo Fighters. I Noise From Nowhere sono una bella realtà per Roma, giovani ma già con una grande esperienza alle spalle, tra tour italiani ed europei. Tuttavia anche loro si distaccano poco dai canoni dell'alternative rock/metal, ricadendo spesso su sound già sentiti. La voce di Sim, seppur più profonda e greve, è forse troppo simile a quella di un Billie Joe Armstrong dei Green Day. Ottima invece la loro idea di incastrare, a mio avviso in maniera eccelsa, la suddetta voce di Sim con quella di Marco Reda, batterista del gruppo: quest'alternanza crea un'atmosfera inaspettata e permette ai Noise From Nowhere di spaziare su più fronti e più melodie ora, ma soprattutto in futuro, in sede di composizione. La band ha ottima padronanza del palco, degli strumenti, del pubblico e della scaletta, ha qualcosa da raccontare, ha freschezza, grandi doti in composizione e tanta voglia di fare. È un gruppo da seguire più da vicino, un gruppo che Roma e l'Italia non devono lasciarsi scappare, hanno e avranno sempre un margine di miglioramento che possono raggiungere con la loro costanza, una costanza che io stesso ho attestato, avendoli visti in un concerto al Traffic in apertura agli Elvenking. Già allora dimostravano di essere un gruppo promettente, ora hanno tolto qualsiasi dubbio. L'unica critica che vorrei muovere, non me ne vogliano, è alla nuova bassista, Valeria Scaparro: sì, il basso è uno strumento d'accompagnamento, ma avrei preferito vederla meno timorosa sul palco, ma soprattutto con più personalità, mi sembrava che guardasse Sim come fa la più innamorata delle fan. Lei è una bassista molto ordinata, precisa e brava, deve prenderne atto, in modo da non cadere, nel modo più assolutamente involontario, nell'ombra degli altri, di cui già si nota una presenza sul palco abbastanza pesante.



Line up:

Sim Reda – Voce/chitarra

Marco Reda – Voce/batteria

Valeria Scaparro – Basso

Cristiano Colangeli – Chitarra



Setlist:

Intro

Waiting Despite This

The Right Chance

Demons In My Bed

Crossed Destinies

Hopeless

Learn To Fly (Foo Fighters cover)

You Don't Give a Fuck

Give It Up




Direttamente da Novara giungono a Roma i Mr. Riot. Con neanche due anni di attività, i ragazzi hanno all'attivo un disco, “Same Old Town”, pubblicato nel marzo di quest'anno. I cinque si presentano in perfetto stile anni '80, stivali da cowboy, pantaloni in pelle aderenti, capelli lunghi e trucco. Neanche il loro stile musicale si discosta molto dai princìpi di quel decennio. Tanta è la loro energia in questo set, che vede i Mr. Riot proporre un viaggio nel tempo e nello spazio, un ritorno al passato, agli albori del rock 'n' roll moderno, nella classica ambientazione americana, per tornare infine, con il penultimo pezzo, omonimo del disco, alla “Same Old Town” che bisogna vivere tutti i giorni, dove gli anni '80 sono finiti da un pezzo.

I ragazzi si divertono sul palco, fanno quello che amano fare, suonare. Il pubblico si diverte ad ascoltare un sound retrò, ma ad un orecchio critico, parrebbe che i Mr. Riot non facciano che riproporre qualcosa di già sentito e già riproposto da tanti gruppi underground e non. Forse avrebbero bisogno di un po' più di originalità nella composizione. A loro discolpa, la band è nata da poco e già ha pubblicato un disco, quindi in futuro possiamo aspettarci ottimi lavori, perchè i Mr. Riot hanno grandi doti e qualità in composizione, esecuzione e soprattutto in presenza scenica. Sono molto affiatati nonostante la loro carriera insieme sia appena nata, come già detto. Insomma, aspettiamoci un futuro più florido per questi ragazzi, sperando che riescano a sfornare dei lavori che non ci facciano solo rimpiangere gli anni '80, ma che ci facciano godere dei Mr. Riot in tutta la loro bravura.

Si entra in atmosfera rock 'n' roll, prima di arrivare agli headliner della serata.



Line up:

Stevie Lee – Voce/Keytar

LadiesMan – Chitarra/voce

Angeless – Chitarra/voce

Denny Riot – Batteria/voce

Edgar – Basso/voce



Setlist:

Rock 'n' Roll

Sex Photograph

Mr. Riot

Illusion

America

Close Your Eyes

Same Old Town

Wild Raw




Prima dell'ingresso in scena degli “HITC”, Red Diamond esegue un breve spettacolo di burlesque, in veste di Jessica Rabbit, dopodiché la musica può riprendere. Gli Hell In The Club salgono sul palco prepotenti, con Le Cirque Des Horreurs, per poi eseguire un loro classico, Proud, tratto dal secondo Full Lengh, Devil on my Shoulder. La scaletta, seppur abbreviata per motivi di tempistica, attraversa la carriera del gruppo, con brani estratti da tutti i tre dischi che la band ha prodotto, in particolare (per ovvi motivi) dall'ultimo, Shadow of the Monster, per la cui promozione la band è in tour, Shadow of the Monstour, per l'appunto. In chiusura, altri classici, stavolta estratti dal primo album, Let The Games Begin, quali Rock Down This Place, cantata da tutto il pubblico, seppur esiguo, On The Road e No Appreciation. C'è poco da dire sugli Hell In The Club, sono una band fantastica, amalgamata alla perfezione. Il loro repertorio non si ferma al rock 'n' roll, ma presenta elementi portati dall'esperienza e dalla lunga carriera in altri generi di Davide “Dave” Moras (Elvenking) e Andrea “Andy” Buratto (Secret Sphere), che è stato qui a Roma con la sua band prog power metal giusto due settimane prima di questo concerto.

La band oggi presenta un nuovo, giovane batterista, sicuramente degno della presenza pesante dei suddetti Davide e Andrea, per non parlare di Picco, chitarrista del gruppo, che passa inevitabilmente inosservato, ma che è sicuramente un musicista valido, un punto fermo per gli “HITC”, con riff mai scontati, che danno alla band quel suono tipico di rock 'n' roll moderno, che le danno la possibilità di svilupparsi nel senso in cui essa era nata, ovvero per esprimere l'orgoglio nell'essere “diversi” dei quattro rockers.

Purtroppo il pubblico presente non era numeroso ma, vorrei dire agli Hell In The Club, come si dice qui a Roma: “pochi ma boni”, perchè i pochi presenti si sono comunque fatti sentire sulle note dei pezzi classici della band, facendo sentire quel calore che il pubblico romano (spesso o troppo esigente o troppo lontano nei gusti da rock e metal, il che rende la nostra una piazza difficile) amante del genere è capace di esprimere verso i propri beniamini. Quindi, se gli Hell In The Club non hanno fatto il pienone al Jailbreak, hanno potuto comunque contare sui “fedelissimi”, presenti oggi, ma anche ieri, per quanto riguarda Andy e Dave, quando vennero con i loro gruppi, rispettivamente Secret Sphere e Elvenking, e saranno presenti domani.



Line up:

Dave – Voce

Andy – Basso/voce

Picco – Chitarra/voce

Lancs – Batteria



Setlist:

Le Cirque Des Horreurs

Proud

Natural Born Rockers

Shadow Of The Monster

Hell Sweet Hell

We Are The Ones

Devil On My Shoulder

Rock Down This Place

On The Road

No Appreciation


Wonderworld - D6 musicale - 1 LUG


QUANDO:
1 LUG 2016

DOVE:
D6° Musicale (mappa)
BILL:
Wonderworld
Neverhush
Twisted
The Ace of Winchester

OZAENA - Recensione di Beneath The Ocean

Artista: Ozaena
Disco: Taken
Genere: Groove
Durata: 46'
Tracce: 11
Anno: 2016 

Etichetta: L.A. Riot Survivor


Voto: 5

Recensionea cura di: A. Hunt



Beneath the Ocean è un disco che, dall’intro, promette bene. Tuttavia, come si suol dire, “mai giudicare un libro dalla copertina” - anche se la copertina di questo lavoro è piacevole ed interessante.
Senza ombra di dubbio, il lavoro degli Ozaena, rientra nei canoni del groove, pur esprimendo - a tratti - delle ambienze generali che ricordano un po’ i più celebri S.O.A.D. e delle contaminazioni dal Thrash di vecchio stampo.
Un disco molto “americano” che segue in toto il trend affermatosi negli States già da prima del 2000, con pochi assoli e fraseggi quasi assenti ma non per questo sgradevoli. Pur rimanendo un disco piacevole, Beneath the Ocean è qualcosa di inquadrabile all’interno della sfera del “già sentito”. Nonostante alcune variazioni melodiche ben congegnate e di difficile inserimento all’interno del genere, questo lavoro degli Ozaena non mi convince fino in fondo. Sembra mancare di varietà stilistica e compositiva, che nel complesso è l’unica grande pecca del disco.
Dopo “Beneath the ocean”, eponima dall’atmosfera ansiogena e profonda, il disco parte molto energicamente con “Nature Creates”, brano dall’impatto iniziale sicuramente notevole ma che perde un po’ quella spinta, durante il resto del percorso.Qualcosa sembra non tornare sul missaggio delle voci in alcuni punti . Segue “Seven”, che pur rimanendo nell’ambito dei brani meno vari del disco, mantiente per tutta la sua durata l’energia promessa dall’inizio, rimanendo sulla falsa riga della precedente. Arriviamo così alla terza traccia “Choke”, che si apre con un ritmo più classico, ma che già dal primo down tempo torna sullo stile di “Nature Creates”, mantenendo anche quel qualcosa che non suona sulle voci. E’ comunque un pezzo più vario, che si differenzia dai precedenti, per la presenza di un assolo che potrebbe risultare piacevole ad alcuni, meno ad altri ed una chiusura davvero inaspettata, che apre il pezzo successivo, “Cosmos”. Si torna alla profondità dell’intro, promettendo una variazione stilistica inaspettata, considerando che si è quasi alla metà del disco. Tuttavia, dopo circa un minuto e mezzo, le promesse iniziali vengono parzialmente disattese, con un ritorno alla prima metà dell’ LP. Cammino a ritroso, che viene confermato da “Fake it ‘till you make it”, aperta da un cow bell di dubbio gusto e che sostanzialmente, a meno di un fraseggio verso i tre quarti del brano, nasce cresce e muore come gli altri precedenti. Cow bell a parte, “Panopticon” sembra veramente la prosecuzione della traccia precedente, come così pure “Way of the void” che però, presenta un assolo ed una variazione più importante verso la metà. Carino l’escamotage con cui si apre il breakdown, annunciato dalla voce. Finalmente “Freeze” arriva a smuovere un po’ la questione, con un sound molto “A perfect circle”, ed il cantato pulito. Molto interessante la parte parlata verso la metà del brano, che prelude un’esplosione di rabbia. Senza dubbio, questa è la traccia più interessante del disco, oltre ad essere l’unica a chiudersi in fade out.
“Ozymandias” si apre con un narrato piacevole, dalla pronuncia molto italiana (non per questo necessariamente sgradevole). Sostanzialmente ricalca un po’ lo stile dei brani precedenti, pur essendo leggermente più varia in fatto di struttura, a differenza della più “dritta” “Hadal Zone, che chiude il disco con un giro interessante sui tre quarti del brano.

A costo di passare per ignavo, non mi sento di sconsigliare questo disco, quanto non mi sento di consigliarlo. Il problema è che - almeno per quanto mi riguarda - questo lavoro rimane nel limbo delle mie indecisioni musicali e si piazza a metà della mia scala dallo 0 al 10.



Traccia più interessante: Freeze

Sample track - SEVEN


Tracklist
01 - Beneath The Ocean
02 - Nature Creates
03 - Seven
04 - Choke
05 - Cosmos
06 - Fake it 'till you make it
07- Panopticon
08- Way of the Boid
09- Freeze
10- Ozymandias
11- Hadal Zone  

lunedì 6 giugno 2016

Broken Wings - 10 Giugno


QUANDO: 10 GIUGNO 2016 - 22:00

DOVE: Let it Beer (mappa)

BILL: Broken wings (Alter Bridge Tribute)
Dharma Storm

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METAL LAND - 10 GIUGNO

QUANDO: 10 Giugno 2016 - 21:30

DOVE: D6° Musicale

BILL: Hellcowboys, Forgotten Dust, Breed as Vultures

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