giovedì 23 marzo 2017

Afasia-Nelle vesti del mio ego

Artista : Afasia
Disco : Nelle vesti del mio ego
Genere : Prog Rock / Metal
Durata : 61
Tracce:  6
Anno: 2017 

Etichetta:Nessuna


Voto: 8.5

Recensionea cura di: A.Hunt

Un lavoro malinconico e rabbioso, denso di emozioni ed atmosfere particolari. Parliamo di "Nelle vesti del mio ego" dei concittadini Afasia. Caratteristiche, queste, che solitamente è più facile trovare in generi come il doom o il gothic ma che la band è riuscita a proiettare nel prog rock, mescolando sapientemente il tutto ad una dose di romanticismo mai banale o stucchevole. L'audacità di questi ragazzi, che li porta a suonare un genere in cui ormai sono rimasti in pochi a credere, ci regala anche un disco ad alta fruibilità, dal punto di vista linguistico e culturale, essendo cantato interamente in italiano - ad eccezione di qualche gustoso inserto nell'idioma d'Albione. E' anche grazie a questo, che l'ascoltatore nostrano può facilmente diventare spettatore. Si, perchè gli Afasia riescono a rendere in maniera quasi cinematografica l'idea racchiusa nel concept. Una storia di disperazione, amore e rabbia, che sembra svolgersi nella mente di un internato, il quale vede l'oggetto del proprio amore subire la sua stessa sorte, neanche troppo sicuro della sua esistenza, costretto a subire i trattamenti medici da quelli che, ai suoi occhi, sono aguzzini. Pura poesia. Questo disco, mi ha portato più volte a premere il tasto play, nonostante la lunghezza di alcuni brani, che comunque sembrano durare davvero molto meno - il che denota la qualità della composizione. Oltre a rispecchiare particolarmente i miei gusti personali, questo lavoro presenta alcuni elementi davvero pregevoli ed abbastanza insoliti nel panorama nazionale. In primo luogo la mescolanza di generi, anche discordanti ma che fluiscono in maniera davvero piacevole e ben amalgamata. Davvero pregevoli gli arrangiamenti di tutto il disco e la qualità dell'esecuzione generale. Una particolare nota di merito, però - non me ne vogliano gli altri - la vorrei rivolgere alla scelta della voce. E' una voce insolita per il genere. Particolarmente melodica e rivolta anche ad un panorama più vicino al pop. Timbrica ed estensionedavvero notevoli. L'unico neo che ho trovato in questo disco degli Afasia, riguarda proprio la voce ed in particolare l'utilizzo del De-Esser. E' un aspetto che in futuro, potrà essere migliorato parecchio, dato che questo disco è stato interamente autoprodotto. Purtroppo, lo rende poco competitivo sul mercato, dal punto di vista della qualità dell'audio. Non mi stupirebbe però, una riedizione in veste migliorata ad opera di qualche discografico illuminato, perchè questi ragazzi promettono davvero bene. E' dunque più che opportuno passare ad una disamina tecnica - o comunque più specifica - del disco. Si parte con l'eponima "Nelle vesti del mio ego", che si apre in maniera molto dolce. Una nenia malinconica di campanelle, prelude l'arrivo di chitarre elettriche e cori lirici sincopati alla "carmina burana" - che ritroveremo in più punti nella traccia - accompagnati da un tumulto crescente di basso e batteria. Sarà proprio la batteria, subito dopo, a cambiare marcia a più riprese ed in maniera molto fluida, senza "strappi". Come già detto, una voce molto melodica e piacevole comincia ad intessere il racconto che proseguirà per tutta la durata del concept. Molto interessante anche la scelta dei suoni di sintetizzatore, che riprende l'ambienza tipica del prog anni 70, senza però risultare desueto. Bellissimo il cambio di tempo e d'intenzioni al minuto 5:20. Si cambia ritmo esattamente un minuto più tardi, con un gustosissimo inserto in inglese, rabbioso e potente, inframezzato da musica e cantato tranquilli, quasi a sottolineare l'incoerenza della mente di un pazzo, vista dal di fuori. Dopo un interludio davvero in pieno stile prog anni 70, il brano termina riprendendo la melodia principale e chiude il cerchio riprendendo i cori iniziali, raccontando ed "inscenando" la somministrazione di farmaci ed il termine dell'effetto. Si passa a "la grazia di Andromeda", speranza e passione del protagonista, che svela a dispetto di quanto promesso dalla prima traccia, un'animo da Don Quichotte, anelando la presenza della sua Dulcinea, della cui esistenza non può essere sicuro. Arrivati ai tre quarti del brano, esplode uno degli assoli più belli che io abbia sentito nella scena emergente romana, negli ultimi cinque anni e che prelude ad una intensificazione del brano. Come per il primo, l'outro di questo, si sposa perfettamente con l'intro di "grida dall'ade". Terzo dei sei brani che troviamo in questo concept e che sposta il tiro, dalla speranza alla disperazione, aprendo con un fondo di synth ed un lieve solo dal sapore ispanico / mediorientale. Anche qui, la durata effettiva del brano è molto più lunga di quanto non sembri. Sembra che questi ragazzi siano affogati piacevolmente nel mare del prog, non disdegnando chiari riferimenti agli Area, ma anche attingendo a piene mani da artisti come De Lucia, in alcuni punti. Bellissimo il gioco di armonici, sotto al cantato. Esecuzione davvero pregevole, il brano racconta la disperazione del protagonista, impotente d'innanzi alle cure subite dalla sua amata, che ai suoi occhi sembra essere torturata da demoni malvagi. Inutile parlare di quanto siano efficaci i vari cambi tempo, che raccontano perfettamente il tumulto di rabbia e disperazione di un siffatto osservatore. Terminiamo il brano con la determinazione del Nostro, a vincere i suoi "nemici" ed a portare via dall'inferno la prorpia amata. Ritengo opportuno non snocciolare la seconda ed ancor più interessante parte del disco, perchè questo è davvero un lavoro che va ascoltato col fiato sospeso. Gli Afasia, riescono a proiettare l'ascoltatore in una dimensione dalla quale chi rientra nei canoni della fantomatica "normalità" è solitamente avulso, mostrandogli al contempo sia ciò che è dentro la mente del protagonista, sia ciò che è fuori. E' proprio questa dicotomia a regalarci la possibilità di comprendere la differenza di percezione fra i "sani" ed i "pazzi", rendendo questo disco un lavoro profondo e davvero importante dal punto di vista culturale. Chitarra e basso semplicemente perfetti, accompagnati da una batteria sanguigna e davvero poliedrica. Anche le tastiere giocano un ruolo fondamentale, nel disegnare l'ambientazione del racconto. Tutto è semplicemente al suo posto. Nessuno strumento sovrasta o sminuisce gli altri. La band dimostra di saper focalizzare l'attenzione sul "prodotto" piuttosto che sulla bravura del singolo. Consiglio: Acquistatelo, anche se non siete amanti del prog, perchè contiene moltissimi riferimenti ad altri generi e soprattutto perchè è un disco capace di far ragionare (cosa nella quale ormai non speravo più)


Traccia più interessante : La valle delle ruote meccaniche

Sample track  - Promo


Tracklist
1 - Nelle vesti del mio ego
2 - La grazia di Andromeda
3 - Grida dall'Ade
4 - Perseo
5 - La valle delle Ruote meccaniche
6 - Nelle vesti del mio ego Pt.2


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